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VEGETARIANESIMO: DI CARNE SI MUORE

ALIMENTAZIONE VEGETARIANA/VEGANA no comments »

DI CARNE SI MUORE


Tre le motivazioni che inducono alla pratica del vegetarianesimo: motivazione etica, sociale/ambientale e salutistica. Valuteremo l’argomento analizzandolo non dalla scelta etica, poiché suscitata dalla compassione per la sofferenza patita dagli animali, ma da un aspetto sociale e salutistico, che non può non coinvolgere l’intera popolazione: di carne si muore.

In un mondo che ha fame, il consumo di carne costituisce uno spreco enorme: se oltre 925 milioni di persone soffrono la fame è anche perché gran parte del terreno coltivabile viene riservato al foraggio per gli animali da carne. I prodotti agricoli a livello mondiale potrebbero essere sufficienti a sfamare tutti, se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare gli animali da allevamento – sostiene l’oncologo Umberto Veronesi – L’umanità rischia un effetto a catena distruttivo: esaurimento di energia, di acqua potabile, di alimenti base per soddisfare consumismi alimentari errati. Questi sono i numeri: sei miliardi di abitanti, tre miliardi di bovini da macello (ogni chilo di carne brucia 20 mila litri d’acqua), 15 miliardi di volatili da alimentazione, produzione di combustibili dai cereali. Tra un po’ non ci sarà più cibo. Grano, soia, riso, mais costano sempre di più e vanno a ingrassare gli animali da allevamento.

Conseguenze devastanti anche per l’ambiente, nella graduatoria dei settori maggiormente responsabili del surriscaldamento del pianeta, dopo l’edilizia, al primo posto con il 40% delle emissioni totali, e prima dei trasporti, che occupano il terzo con il 14%, c’è una voce che sembra essere ancor oggi un tabù: il mercato della carne.

Questo settore dell’industria rappresenta nientemeno che la seconda voce in graduatoria incidendo con il 18% delle emissioni totali di CO2 (rapporto FAO “Livestock’s long shadow” 2007). In realtà secondo un recente studio del World Watch Institute, che conteggia variabili aggiuntive (attribuite invece dal rapporto FAO ad altri settori produttivi), che prende in considerazione l’intera filiera della produzione, e si basa su database aggiornati al 2009, la quota potrebbe arrivare addirittura al 40 – 50%! Allevamenti, mattatoi, colture e quindi terreni dedicati esclusivamente a nutrire il bestiame sono responsabili del consumo di un enorme, spaventoso quantitativo di energia, e dei relativi gas serra associati (oltre alla CO2, il metano, con un potenziale inquinante 21 volte maggiore della CO2). Questo colpevole e assordante silenzio sul fronte dell’opportunità e dell’urgenza di mutare le nostre abitudini alimentari a favore di una scelta – sempre più – vegetariana ed ecosostenibile non si può dire che non faccia perdere autorevolezza a chi predica i principi dell’ambientalismo.Un ambientalismo che applica per così dire uno ‘sconto’ immotivato e chiude gli occhi su un tema cruciale arrivando al paradosso di raccomandare i più minuziosi accorgimenti quotidiani come per esempio mettere la tv in stand by che porta ad un risparmio di appena 5-7 Kg di CO2 annui e di tacere invece sul consumo di carne di ognuno. L’eliminazione della carne dal nostro piatto infatti risparmierebbe l’immissione in atmosfera di circa 2000 kg di CO2 (sempre valori procapite) in un anno, un valore uguale se non addirittura superiore a quello ottenibile rinunciando completamente all’uso dell’automobile!! (fonte Geapress)

Dedicheremo maggiore risalto all’ aspetto salutistico vista la concordanza di interesse dell’intera collettività: persone sensibili, animalisti e non.

Malattie vascolari, cancri, ipertensione, diabete ed obesità i reali danni derivanti dall’assunzione alimentare di carne, il Prof. Umberto Veronesi direttore scientifico dell’Istituto Europeo di Oncologia lo dichiara da anni: “Attenti all’alimentazione  innesca i tumori più del fumo, la prevenzione riduce i decessi più della medicina e comincia a tavola. I dati sul cancro al colon dimostrano che è quasi  inesistente nei paesi a dieta priva di carne. Mangiare carne fa male, è cancerogena.” L’oncologo ha spiegato che ad innescare il tumore sono nel 35% dei casi le cattive abitudini alimentari; seguono il tabacco (30%), le infezioni virali (10%), i fattori riproduttivi (7%), l’attività lavorativa e l’inquinamento (4%).  Dallo studio “ meat intake and mortality” pubblicato nel 2009 negli Stati Uniti sul bimestrale “ Archives of internal medicine” le conclusioni sono state che consumare carne lavorata, comunque di provenienza industriale, eleva il rischio di morte per tumore e malattie cardiache. La Food and Drug Administration americana conferma: “chi consuma più di 80 grammi quotidiani di carne alza di 8 volte il rischio di tumori allo stomaco ed all’intestino, oltre che alla prostata per gli uomini ed al seno per le donne”. Il World Cancer Research Fund (WCRF) e l’ American Institute for Cancer Research sottolineano come vi sia una chiara evidenza che le carni rosse e le carni lavorate siano causa di cancro al colon ponendo come obiettivo per la salute pubblica un consumo medio di 300 gr. a settimana (43 gr. al giorno) , e di evitare in modo assoluto carni processate, come pancetta, prosciutto, salame, salsicce, carne in scatola, ecc. Lo studio effettuato dalla Oxford University  – Unità cardiologica della Cornell University (ottobre 2010):”diminuendo il consumo di carne  si eviterebbero, soltanto in Inghilterra, 31 mila morti per malattie cardovascolari, 9 mila per cancro e 5 mila per ictus ed il servizio sanitario (inglese ndr) risparmierebbe almeno 1,3 miliardi di euro; con l’eliminazione totale  del consumo di carne le cifre aumenterebbero ancora di più“ . Il cittadino britannico medio consuma 125 kg di carne l’anno, l’italiano medio intorno ai 92 kg l’anno. La ricerca della Oxford University ha calcolato quello che avverrebbe diminuendo il consumo  a 11 kg l’anno ( 31 gr. giornalieri ): si eviterebbero 45.361 morti.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità i casi di cancro potrebbero aumentare del 50 %  con 15 milioni di nuovi casi entro il 2020. Sul banco degl’imputati il consumo elevato di carne ( superiore a 30 gr. giornalieri ) e proteine animali e una dieta troppo ricca di calorie, di zuccheri semplici, insieme al fumo e alle infezioni. I dati confermano che il 30-40 % dei tumori si potrebbero evitare se uomini e donne nei paesi ricchi si nutrissero in modo diverso. “Questo modo di mangiare ha contribuito grandemente allo sviluppo di malattie quali l’obesità, il diabete, l’ipertensione, l’aterosclerosi, l’infarto, l’osteoporosi, e molti tipi di tumori tra cui quello dell’intestino, della mammella e della prostata” afferma Franco Berrino, direttore del dipartimento di medicina preventiva e predittiva nonché responsabile del Servizio di Epidemiologia dell’Istituto dei Tumori di Milano.

Solo per citare alcune autorevoli fonti.

La carne uccide anche in altri modi. La correlazione tra gli allevamenti intensivi, definiti dalla Food and Agricolture Organization, a nome delle Nazioni Unite, “un vivaio di malattie emergenti”e le sostanze chimiche somministrate nel settore carni: tirestatici, ormoni, beta agonisti, cortisonici, ormone della crescita, antibiotici metalli pesanti, mix di sostanze chimiche e mangimi inidonei, comporta lo sviluppo delle note pandemie ed episodi di straordinaria gravità come l’influenza aviaria nel 1999 e 2002, la cosiddetta mucca pazza nel 2001 o le carni suine irlandesi contaminate dalla diossina nel 2008 e l’influenza A suina del 2009 proveniente dal Messico, causando migliaia di decessi in tutto il mondo. “Ogni volta che un virus entra in un nuovo ospite, può mutare”, spiega Michael Greger, responsabile salute pubblica alla Humane Society of United States: “Nelle fattorie con 50 capi, un virus ha solo 50 probabilità di mutare. In quelle con 5 mila maiali ha 50 mila possibilità di trasformarsi in un virus in grado di compiere il salto di specie passando dall’animale all’uomo”. Salto di specie che si è verificato in Messico tra maiali e uomini.

C’è molto altro da dire sull’esistenza intensiva dei maiali. Per esempio che i tecnici dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), hanno presentato nel 2009 un’indagine sulla salmonella nei suini da riproduzione. E il risultato, accolto dal silenzio pneumatico dei mass media, è che il batterio risulta presente nel 51,2 per cento degli allevamenti italiani (superati dalla Spagna con il 64 per cento, l’Olanda con il 57,8, l’Irlanda con il 52,5 e il Regno Unito con il 52,2), a significare che il pericolo è anche fuori dai confini. E lo scenario non cambia, spostandosi dai suini al pollame. “Sempre l’Efsa”, spiegano, “ha concluso uno studio sulle carcasse dei polli da carne, e la scoperta è che nel 2008 il 49,6 per cento dei campioni italiani era affetto da campylobacter (un batterio che, in caso di cottura non completa della carne, può provocare forti dolori addominali, febbre e diarrea), mentre il 17,4 mostrava tracce di salmonella”. Anche se meno frequenti nell’uomo rispetto a Campylobacter e Salmonella, Listeria è nota per causare un alto tasso di mortalità, che colpisce in particolar modo i gruppi vulnerabili come gli anziani. Per quanto riguarda gli alimenti, lo studio ha riscontrato per la Listeria livelli superiori ai limiti di sicurezza previsti per legge in alcuni alimenti pronti al consumo, soprattutto nel pesce affumicato, nei prodotti a base di carne sottoposti a trattamento termico. I casi di febbre Q segnalati nell’uomo aumento sono aumentati da 585 nel 2007 a 1599 nel 2008. Si tratta di una malattia causata dal batterio Coxiella burnetii che si contrae principalmente attraverso l’inalazione di polvere contaminata nelle immediate vicinanze di bovini, ovini e caprini infetti. La febbre Q causa sintomi gastrointestinali e simili a quelli dell’influenza, come febbre e diarrea. A Escherichia coli produttore di verocitotossina (VTEC) si deve un totale di 3.159 infezioni umane nell’UE, che rappresentano un incremento di quasi il 9% rispetto all’anno precedente. Nel solo territorio di Amburgo i casi sono saliti a 669, con 15 morti, 110 ospedalizzati in condizioni critiche e 373 con sindrome emolitico uremica. In animali e alimenti la VTEC è stata segnalata più frequentemente nei bovini e nella carne bovina.

Carne clonata: la Commissione Europea, incalzata dalle lobby alimentari americane (l’Italia importa carne perlopiù dal Brasile , Argentina ed USA), non ha vietato la vendita né attuato la regolamentazione dei prodotti derivanti da animali clonati, malgrado la mortalità di animali clonati sia notevolmente più alta rispetto agli animali allevati tradizionalmente o con altre tecniche diverse dalla clonazione. “Manca la volontà politica”, è stato il commento di alcuni europarlamentari, “seppure i sondaggi indicano che la maggioranza dei cittadini europei pretende un’etichettatura dei prodotti ottenuti da animali clonati”.

E’ molto frustrante il rifiuto del Consiglio di ascoltare le preoccupazioni dei cittadini e sostenere misure urgenti e necessarie per proteggere i consumatori”, si legge in una dichiarazione congiunta di Gianni Pittella e Kartika Liotard, rispettivamente vice-presidente della delegazione del Parlamento e relatrice della norma sui nuovi alimenti. “Abbiamo fatto il massimo sforzo per arrivare a un compromesso ma non abbiamo intenzione di sacrificare il diritto dei consumatori di sapere se il proprio cibo deriva da animali clonati”.

- Il Parlamento UE chiede di vietare, a scopi alimentari, la clonazione di animali e il loro allevamento, nonché la vendita e l’importazione di prodotti da essi derivati. Sostiene , infatti, che l’impatto della clonazione non è ancora stato adeguatamente studiato.

La risoluzione del Parlamento europeo contro la carne clonata

voto del Parlamento europeo sulla carne clonata

I governi UE rifiutano la richiesta del Parlamento di etichettare la carne clonata

Ed ancora la piaga delle macellazioni clandestine ed il ciclo illecito degli scarti di macellazione, pezzi di animali a rischio non vengono eliminati dopo la macellazione, ma rientrano nel sistema alimentare sotto la guida di organizzazioni criminali. Nel 2009 il Nucleo anti sofisticazioni dei carabinieri (Nas) ha sequestrato 18 tonnellate tra carne e prodotti di origine animale: non solo trovati in pessimo stato di conservazione, ma privi della bollatura sanitaria. “Nell’occasione”, hanno scritto le agenzie di stampa, “sono stati individuati 102 centri di macellazione clandestina, con 113 persone denunciate per il mancato rispetto delle norme igieniche e la non corretta tenuta dei capi animali da parte degli allevatori”. Una recente nota del Nucleo agroalimentare e forestale (Naf), conferma che “le macellazioni clandestine interessano (in Italia, ndr) circa 200 mila bovini, che spariscono ogni anno dagli allevamenti ad opera della malavita”. Non è certo migliore la situazione riguardante gli equidi, nel 2011 l’indagine condotta dal Corpo Forestale dello Stato ha portato al sequestro, presso un grosso macello in provincia di Reggio Emilia, di 655 passaporti equini falsi. I passaporti, rumeni ma anche ungheresi, servivano in realtà a fornire la copertura documentale utile alla macellazione di centinaia di cavalli da corsa provenienti dai circuiti ufficiali italiani. “Un fenomeno oltremodo pericoloso – ha dichiarato alla agenzia stampa nazionale GeaPress, il Comandante della Stazione del Corpo Forestale di Fermo, Sovrintendente Giuseppe Malavolta – dal momento in cui questi cavalli hanno trattamenti sanitari particolari, che ne vietano la macellazione per l’alimentazione umana“. Ed ancora, il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale (NIPAF) e i Comandi  Stazione Forestali di Martina Franca e Mottola, congiuntamente ai veterinari della locale ASL, hanno proceduto al controllo di numerosi autocarri che trasportavano equini contestando la mancata identificazione degli animali, il trasporto non conforme degli stessi, l’assenza di autorizzazioni sanitarie al trasporto, nonché la ben più grave violazione dell’omessa profilassi degli animali per l’anemia infettiva degli equini. Il malaffare coinvolge anche quei veterinari compiacenti disposti ad occultare o falsificare documenti: alla richiesta avanzata dal Ministero della Salute alle Regioni di specificare quante volte nel 2009 i veterinari avessero legalmente permesso agli allevatori di utilizzare sostanze delicate per la salute animale (e quindi umana) come gli ormoni. “L’esito è che in Emilia Romagna su 46 mila 383 prescrizioni ordinarie non è risultato nessun caso. Idem per la Sicilia, su un totale di 9 mila 641 prescrizioni. Per non parlare di Lombardia, Liguria, Campania, Calabria, Basilicata, Veneto, Friuli e Sardegna, che scaduti i termini di consegna non avevano ancora inviato i dati”. Puo’ essere credibile che nessun animale controllato sia risultato positivo ? Perché è vero che ci sono i controlli, ma altrettanto vero è che pochi veterinari hanno voglia di discutere con la camorra.

Grosse responsabilità sono imputabili ai nostri governanti (indifferentemente dal colore politico) per non avere esercitato adeguati controlli. Nel 2009, ad esempio, la percentuale dei controlli sui bovini macellati (in tutto 2 milioni 949 mila 828) ha riguardato 15 mila 803 capi, ed è stata pari allo 0,5 per cento. Dei 13 milioni 616 mila 438 suini macellati, invece, i veterinari ne hanno controllati 7 mila 563, cioè uno striminzito 0,05 per cento. E ancora meno sono stati controllati gli 11 milioni 740 mila quintali di volatili macellati (tra polli, tacchini, oche e quant’altro), con un totale di 4 mila 316 verifiche e il record negativo dello 0,03 per cento (inferiore agli standard imposti dalle direttive Ue), e rei di non promuovere sufficientemente la sana alimentazione vegetariana occultando i reali danni derivanti dall’assunzione della carne !

LUOGHI COMUNI DA SMENTIRE:

Il ferro è contenuto in alte concentrazioni soltanto nella carne equina ? I vegetariani devono integrare il ferro ricorrendo ai farmaci ? E’ indispensabile assumere carne per l’attività sportiva agonistica ?

NIENTE DI PIU’ FALSO !!!

Il ferro è contenuto in molti alimenti come i legumi, il cacao, la carne, purtroppo però il nostro organismo ne assorbe solo una percentuale molto bassa rispetto a quello contenuto negli alimenti.
Negli alimenti di origine animale (carne, pesce …) il ferro è presente in una forma chimica detta “eme” che viene meglio assorbita. Nei vegetali il ferro si trova in una forma chimica detta “non eme” il cui assorbimento è molto più basso.

PICCOLI TRUCCHI PER FAR ASSORBIRE IL FERRO

Il nostro organismo assorbe circa il 25% del ferro contenuto in carne, pesce e pollame. L’assorbimento di ferro da cereali, verdura, frutta è notevolmente minore ma aumenta se sono assunti insieme a:

Vitamina C – presente negli agrumi, uva, kiwi, peperoni, è in grado di moltiplicare l’assimilazione del ferro “non eme”.

Cisteina – presente nella carne e nel pesce, è in grado di far assorbire 2 o 3 volte in più il ferro “non eme” presente nella verdura.

Vitamina A, complesso B, rame, calcio, manganese e molibdeno – sono necessari per un completo assorbimento del ferro.

Acido lattico nei crauti – aumenta l’assorbimento del minerale.

Fonte: http://www.sportmedicina.com

Tabella 2

Contenuto di ferro negli alimenti vegetali e in alcune carni

(mg di ferro in 100 g di alimento al netto degli scarti)

ATLETI CAMPIONI MONDIALI NELLE VARIE DISCIPLINE: DALL’ATLETICA LEGGERA AL TENNIS, DALLA LOTTA AL BODY BUILDING, DAL FOOTBALL AMERICANO ALLE ARTI MARZIALI TUTTI VEGETARIANI E/O VEGANI !!!

Dave Scott

Edwin Moses

Walter “Killer” Kowalski

Martina Navratilova

Carl Lewis

Scott Jurek

Elias Broms e i “VeganRunner”

Andreas Cahling

Billie Jean King

Debbi Lawrence

Desmond Howard

Paavo Nurmi

Pierre Vérot

Ridgely Abele

Robert Sweetgal

Al Oerter

Anthony Peeler

Bill Pearl

Murray Rose

Ruth Heidrich

E MOLTI , MOLTI ALTRI…………………http://www.youtube.com/watch?v=nIcSuA2b_Wc&feature=fvwrel

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